Kit:Elementi Avanzati/Esempi di Mestiere/L'Alchimista

Da Uno Sguardo nel Buio.

CAPITOLO QUARTO - L'ALCHIMISTA
In questa parte del Quarto Capitolo vedremo come è stato realizzato e descritto il mestiere dell'Alchimista.

LE ALTRE PARTI
«Il Medico»
«Il Falegname»
«Il Cacciatore»
«Il Fabbro»
«Il Maestro d'Arme»


Indice

L'ALCHIMISTA

La presenza di un Alchimista di buon livello consentirà al Gruppo di avere a disposizione medicine, erbe e preparati per gli usi più disparati. Sovente tale Mestiere viene intrapreso dal Mago e, talvolta, dal Druido che eviterà accuratamente le Specializzazioni connesse con i Metalli. Le Capacità Chiave di questo Mestiere sono: Botanica, Chimica, Leggere & Scrivere, Mineralogia e Zoologia.

Profilo dell'Alchimista.

La chimica Atlantidese viene solitamente divisa in due grandi branche: la Chimica degli Elementi e la Chimica dei Composti. La prima si occupa dello studio dell'essenza della materia, che come i colti sanno, è composta, in parti di volta in volta variabili, dei 6 Elementi dell'Esagono (Acqua, Fuoco, Ghiaccio, Aria, Humus e Pietra) e per studiare la quale, è necessario disporre dell'Energia Astrale; la seconda studia le interazioni dei composti, per cui a un livello meno profondo, spesso deducendo le cause dagli effetti (metodo deduttivo), piuttosto che confermando le teorie con esperimenti a hoc (metodo predittivo).

Quindi tanto il Mago quanto l'Alchimista studiano le leggi naturali, ma se il primo si è riservato solo quella branca relativa all'Energia Astrale e all'Esagono degli Elementi (Vedi il Kit di Sviluppo «La Magia Atlantidese»), all'Alchimista, anche per mancanza di appropriati strumenti (Energia Astrale, formule magiche e soprattutto le Rune) non rimane che dedicarsi a tutto il resto dello scibile sulla conoscenza naturale.

Da quanto detto è facile dedurre che sovente il Mago si dedichi allo studio dell'Alchimia, come avvenne per il celebre Abramelin, e che altrettanto frequentemente l'Alchimista studi per divenire Mago. Tale ossessione nella ricerca porta l'Alchimista a battere strade sempre diverse e talvolta accade che (Vedi il Cap. sulla demonologia) alcuni Alchimisti Ricercatori finiscano per scivolare nel culto dei demoni o in forme di negromanzia. Va detto inoltre, che buona parte dello studio alchemico si è rivolto col tempo al tentativo di trasformare i metalli più comuni (piombo, zinco, rame, ferro, ecc.), nei metalli considerati più nobili, e preziosi, come l'argento e l'oro. Inutile dire che questa scienza, tipicamente umana, ha attirato subito l'attenzione dei Nani, i quali nei secoli hanno inseguito anch'essi il miraggio della Pietra Filosofale.

Un altro aspetto però forse meno noto dell'Alchimia, è quello filosofico e mistico: molti Iniziati degli dei si sono interessati ad alcuni aspetti di questa scienza così misteriosa, perché da essa sono nate delle teorie che vanno ben oltre i confini dei semplici esperimenti da laboratorio. Tali teorie si fondano sul principio che purificando ed elevando i metalli di base allo stato di metalli nobili, si elevi e purifichi anche il proprio Karma.

Esse sostengono inoltre l'esistenza di una associazione tra divinità e metallo, come per gli animali totem. Sebbene le caste nel loro insieme abbiano ignorato tali teorie, alcuni Iniziati le hanno accettate e addirittura immesse nei Riti e nelle Cerimonie, per lo meno su di un piano puramente simbolico (Vedi il Kit di Sviluppo «Il Misticismo»).

Il Mestiere in Atlantide.

Nelle Terre Amabili la scienza alchimistica ha raggiunto le sue più alte vette, in particolare con i Maghi Alchimisti di Kuslik, e con gli studiosi di Vinsalt. Tutte le branche dell'Alchimia sono approfonditamente studiate: Botanica, Mineralogia e Zoologia hanno cultori di altissimo rilievo. Nell'isola di Maraskan hanno prevalenza gli studi di carattere vegetale e zoologico. Gli Alchimisti maraskanesi sono dei superbi velenologi e alcuni di loro conoscono gli antidoti contro i veleni delle tarantole.

Gli Alchimisti novadi del Deserto del Khomù si basano solo su 4 Elementi (Fuoco, Aria, Pietra e Acqua), poiché ritengono l'Humus troppo scarso per essere un vero elemento, e negano l'esistenza del Ghiaccio (a questo proposito si vedano gli scritti del famoso J‚bir-ibn-Hayy‚n). Nella città di Fasar il noto Al-Razi si è specializzato nello studio delle mura di quella città, che presentano la caratteristica di avere un debole alone magico.

A Lowangen gli Alchimisti umani hanno acquisito, lavorando con gli Erboristi degli Elfi, una notevole conoscenza della chimica vegetale, mentre nei vicini regni di Nostria e Andergast alcuni Alchimisti si sono specializzati nella creazione di balsami dell'armaiolo di natura non mistica. 

Nel regno di Al-Anfa, vista la scarsità di metalli quali il ferro e lo stagno, gli Alchimisti cercano di trasformare l'oro in metalli meno nobili, in controtendenza con i loro colleghi di Atlantide, mentre a Brabak gli Alchimisti si sono orientati allo studio delle piante tropicali, ottenendo una specie di antivegetativa di protezione, poiché, data la scarsità di metalli, non è possibile ricorrere al rame o al piombo.

Uno Sguardo nel Mestiere.

Abbiamo visto come gli Alchimisti prediligano l'uso del metodo deduttivo. Tale consuetudine rende essenziale la registrazione degli esperimenti effettuati e quindi di grande importanza tutti i trattati di alchimia che sono stati scritti nel corso dei secoli. Alcuni di questi testi, quali il «Ordinal of Alchemy» di Thomas Norton [1], sono andati irrimediabilmente perduti (e forse non sono mai esistiti, se non nella leggenda...), altri sono oggetto di disperata ricerca da parte di Alchimisti che, convinti della loro essenzialità, hanno abbandonato gli studi pratici per divenire dei veri topi di biblioteca.

Tra i più importanti testi, che ogni Alchimista dovrebbe avere nella propria biblioteca personale, citiamo il celeberrimo «De Alchimia» del grande Johannes Fabricius, e il «Libro della Magia Sacra» del già citato Abramelin [2]. Figura di rilievo è ovviamente quella di Giorgio Agricola [3], medico, studioso di mineralogia, alchimista, storico e matematico, con il suo «De Natura Fossilium» sui minerali.

Per quanto riguarda l'aspetto mistico dell'alchimia, il più antico trattato conosciuto è di un Iniziato di Hesinde, Balinas, vissuto in epoca Antico-Imperiale. Ora se ne possiede solo una traduzione in lingua moderna e il titolo, alquanto esplicito, è «Il Libro dei Segreti della Creazione». Qui viene spiegata per la prima volta a livello filosofico la relazione tra i metalli e le divinità. Vista l'importanza della segretezza, spesso i composti hanno nomi simbolici, talvolta correlati con l'origine, vera o presunta, dei composti stessi. I metalli vengono considerati quali composti dagli Alchimsti.

La trasformazione di un metallo in un altro, e in particolare di un metallo base in uno nobile, non è noto se sia mai stata raggiunta (visto l'alone di segretezza che circonda gli Alchimisti). Nonostante questo, dai trattati disponibili si evince che le scuole di pensiero siano due: la prima, di origine prevalentemente sacerdotale, nega la possibilità di trasformare un metallo in un altro se prima non è stato ridotto ai componenti di base (elementi); l'altra, di estrazione laica o di culture non imperiali (Khomù, Maraskan, ecc.), afferma che questa trasformazione sia possibile in gradi più o meno evidenti a seconda del catalizzatore che si usa, fino a raggiungere la trasformazione completa per mezzo della leggendaria Pietra Filosofale.

Tra i metalli fondamentali citati in queste opere e gli dei associati vi sono prevalentemente l'oro (Prajos), l'argento (Phex), l'alluminio (anch'esso legato a Prajos), il rame (Rajha), il piombo (Boron), il ferro (Rondra), lo stagno (Travia), l'adamantite (Ingerimm) e il mercurio (Efferd). Sovente accade che persino gli autori dei testi siano fittizi, e spesso vengono scelti nomi di persone influenti quali sacerdoti o figure dell'antichità o mitologiche. 

Scelte e Indirizzi.

Esistono due grandi raggruppamenti tra i praticanti di questo Mestiere: i Ricercatori e i Bibliotecari. I primi si occupano essenzialmente della ricerca di nuove sostanze e composti, mentre i secondi si occupano dell'aspetto più commerciale della professione, ricorrendo sovente alle conoscenze consolidate degli antichi testi. 

Vediamo ora alcune delle possibili Specializzazioni, tenendo conto che i primi 4 sono Bibliotecari, e gli ultimi tre sono Ricercatori.

Bibliotecario Botanico.

Capacità: Leggere & Scrivere, Botanica.

È il depositario di tutto il sapere riguardante i composti alchemici a base vegetale, ottenuti studiando le piante e i loro prodotti. Nella sua bottega si possono trovare medicine e pozioni a base vegetale, nonché i prodotti di sintesi a lunga conservazione. Alcuni di essi conoscono il segreto per preparare l'inchiostro di Khlk.

Bibliotecario Minerario.

Capacità: Leggere & Scrivere, Mineralogia.

Conosce i composti alchemici e le leghe. Tra i testi di questa Specializzazione si ricordi il «De Natura Fossilium» di Giulio Agricola [par. 4.2.4. e segg.], che classifica i minerali in base alle proprietà fisiche.

Bibliotecario Zoologo.

Capacità: Leggere & Scrivere, Zoologia.

Conosce moltissimi composti alchemici ottenuti dagli animali e dall'uomo. Possiede il segreto della composizione di sostanze in grado di agire sul metabolismo, sul sistema nervoso e sugli altri apparati animali e umani. 

Bibliotecario Chimico.

Capacità: Leggere & Scrivere, Chimica.

Studia l'Alchimia nella sua accezione più essenziale. Conosce le proprietà fisiche e chimiche di moltissimi composti base.

Ricercatore Vegetale.

Capacità: Chimica, Botanica.

Ricerca nuovi prodotti di sintesi, veleni e antidoti rigorosamente a base vegetale. Tra di essi annoveriamo il famoso Giovanni di Rupescissa, che ha realizzato il famoso «Respiro Vitale», una sostanza a base di Kajubo, Yagan e altre erbe in grado di ridurre il bisogno di ossigeno dell'organismo.

Ricercatore Animale.

Capacità: Chimica, Zoologia.

Studia e perfeziona preparati per aumentare o diminuire gli effetti di veleni a base animale.

Ricercatore Inorganico.

Capacità: Chimica, Mineralogia.

Prepara e ricerca nuovi veleni, medicine, antidoti e prodotti a base inorganica. Egli ha una profonda conoscenza delle leghe alchemiche di metalli dolci (bassa temperatura di fusione). 

Strumenti del Mestiere.

L'Alchimista condivide le origini per il trattamento dei materiali con i lavoratori dei metalli, con i tintori e con i farmacisti. Ovviamente dalle origini dell'alchimia i materiali, gli strumenti e i metodi sono stati migliorati e raffinati notevolmente, fino a raggiungere risultati come la Chiusura Ermetica dei contenitori per sostanze volatili. 

La maggior parte delle sostanze usate provengono dal campo medico, in particolare dalla medicina antico-imperiale: sale, zolfo, allume, mercurio, vetrioli o atramenta (solfati di rame e ferro), biacca, litargirio, magnesia (nera e bianca), urina e aceto; alcuni componenti sono invece originari delle popolazioni del Khomù e sono ormai condivisi da tutte le culture: sale alcalino, borace, talco, marcassite (pirite), e tuzia (ossido di zinco); altri sono stati sviluppati dagli stessi alchimisti nei secoli: cloruro di ammonio, cinabro artificiale, calo-melano, sublimato corrosivo, acquavite (o aqua ardens, quinta essentia vini, etc.), e aquae acutae (acidi minerali impuri). 

Per le reazioni che implicano riscaldamento, l'Alchimista usa calori di diversa intensità: la luce solare, i doppi bollitori, letame in putrefazione, sabbia ardente, braci ardenti, e fuoco di carbonella. Col passare del tempo i tipi di forni e fornelli si sono specializzati e oggi sono disponibili nelle città più evolute anche dei forni da crogiuolo e a riverbero.

L'Alambicco, che nei primi secoli non era altro che una tazza rovesciata messa al posto del coperchio, si è molto modificato ed evoluto. Gli alchimisti ne hanno perfezionato l'apparato di condensazione permettendo di isolare sostanze con una bassa temperatura di ebollizione (alcool). Lo studioso che gira per Atlantide in cerca della Pietra Filosofale, si crea spesso un armamentario da viaggio che stipa in un non molto comodo bauletto. Al suo interno si potranno trovare campioni dei vari composti o delle sostanze che normalmente usa per gli esperimenti (compresi i metalli nobili), il libro delle ricette alchemiche (in codice), i pezzi di un alambicco smontato, carbonella per il fornello, pestello e mortaio, ampolle e contenitori ermetici di ogni tipo e tutto ciò che egli riterrà più utile per la sua normale attività di alchimista.

 


Note

  1. l'opera e l'autore risalgono al XV sec.
  2. alchimista vissuto nel XV sec., il trattato risale al 1458.
  3. vedi note precedenti

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